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DALL’ERA DEL CONTROLLO ALL’ERA DELL’ABBRACCIO

16 gennaio 2023

 

Abbiamo vissuto gli ultimi anni in un clima di restrizioni, ricatti, distanziamenti.
Questa cappa di limitazioni, diventate un regime, accompagnata dall’uso strumentale e politico della paura, se non dell’angoscia, ci hanno paralizzato in un clima d’incertezza esistenziale.

Il continuo mutamento del panorama normativo (repentino, inaspettato, obbligatorio) ci ha distratto dal nostro modo abituale di approcciare il prossimo.

Le desolanti cronache ci hanno bersagliato con numeri fittizi (poi risultati inesatti) circa i continui contagi, decessi, senza un metro di analisi sensato e/o statisticamente confutabile.

Questo modus operandi ci ha, pian piano, privato delle nostre radici, della nostra carta d’identità, allontanandoci dalla nostra essenza.

 

“Non una crisi sanitaria, men che meno politica…
una crisi di valori.”

 

La ricchezza di una plurarità, dell’altro come metro di confronto, crescita, ci è stato sottratto forzatamente, contro la nostra realtà.
Pensiamo anche solo agli affetti dai quali siamo stati strappati spesso con violenza, senza una vera emergenza.

Abbiamo creduto che il fare sempre di più potesse essere la chiave per la realizzazione personale, che il continuo essere immersi nel mondo virtuale potesse essere un valido strumento per farsi conoscere ed essere finalmente qualcuno.
Ci hanno provato a convincere che potevamo fare a meno del contatto, dello sfiorarsi, di un semplice abbraccio.

Abbiamo compreso di aver vissuto non una crisi sanitaria, men che meno politica, ma una crisi di valori.

Singolarmente ogni essere umano può sentirsi una lettera morta, senza valore, se non può relazionarsi con l’altro: solo tramite l’altro si può dare un senso, avere uno scopo, ritrovare la propria centralità e in tale orientamento sia la soggettività che la consapevolezza acquisiscono un ruolo strategico fondamentale.

L’essere sociali, nello stare insieme, fisicamente, vicini, interagendo in prossimità con gli altri, è il senso che attribuiamo alla compagnia, alla relazione con le persone.

Si, relazioni, perché senza relazione non siamo pienamente noi stessi, pura masturbazione psichica, banale ed effimera comparsa, circuitatori e amplificatori seriali di dinamiche, schemi, dipendenze, abitudini.

E allora… ripartiamo per riprendere il nostro cammino interrotto da una narrazione dove è prevalsa la spettacolarizzazione della morte, la militarizzazione del territorio, l’algoritmizzazione della medicina, per permettere di intessere relazioni, creare spazi di condivisione, ritrovare il piacere dello stare insieme.

Come? Partiamo dall’inizio, da un semplice abbraccio…

Buona vita

Luigi Monsellato
Da Era Controllo all'abbraccio
Da Era Controllo all'abbraccio
16 gennaio 2023

Abbiamo vissuto gli ultimi anni in un clima di restrizioni, ricatti, distanziamenti.
Questa cappa di limitazioni, diventate un regime, accompagnata dall’uso strumentale e politico della paura, se non dell’angoscia, ci hanno paralizzato in un clima d’incertezza esistenziale.

Il continuo mutamento del panorama normativo (repentino, inaspettato, obbligatorio) ci ha distratto dal nostro modo abituale di approcciare il prossimo.

Le desolanti cronache ci hanno bersagliato con numeri fittizi (poi risultati inesatti) circa i continui contagi, decessi, senza un metro di analisi sensato e/o statisticamente confutabile.

Questo modus operandi ci ha, pian piano, privato delle nostre radici, della nostra carta d’identità, allontanandoci dalla nostra essenza.

 

“Non una crisi sanitaria, men che meno politica…
una crisi di valori.”

 

La ricchezza di una plurarità, dell’altro come metro di confronto, crescita, ci è stato sottratto forzatamente, contro la nostra realtà.
Pensiamo anche solo agli affetti dai quali siamo stati strappati spesso con violenza, senza una vera emergenza.

Abbiamo creduto che il fare sempre di più potesse essere la chiave per la realizzazione personale, che il continuo essere immersi nel mondo virtuale potesse essere un valido strumento per farsi conoscere ed essere finalmente qualcuno.
Ci hanno provato a convincere che potevamo fare a meno del contatto, dello sfiorarsi, di un semplice abbraccio.

Abbiamo compreso di aver vissuto non una crisi sanitaria, men che meno politica, ma una crisi di valori.

Singolarmente ogni essere umano può sentirsi una lettera morta, senza valore, se non può relazionarsi con l’altro: solo tramite l’altro si può dare un senso, avere uno scopo, ritrovare la propria centralità e in tale orientamento sia la soggettività che la consapevolezza acquisiscono un ruolo strategico fondamentale.

L’essere sociali, nello stare insieme, fisicamente, vicini, interagendo in prossimità con gli altri, è il senso che attribuiamo alla compagnia, alla relazione con le persone.

Si, relazioni, perché senza relazione non siamo pienamente noi stessi, pura masturbazione psichica, banale ed effimera comparsa, circuitatori e amplificatori seriali di dinamiche, schemi, dipendenze, abitudini.

E allora… ripartiamo per riprendere il nostro cammino interrotto da una narrazione dove è prevalsa la spettacolarizzazione della morte, la militarizzazione del territorio, l’algoritmizzazione della medicina, per permettere di intessere relazioni, creare spazi di condivisione, ritrovare il piacere dello stare insieme.

Come? Partiamo dall’inizio, da un semplice abbraccio…

Buona vita

Luigi Monsellato